decoding change: la babele digitale a iab forum 2022

20 anni di IAB forum e non sentirli.

Le piccole certezze della vita markettara passano da qui: la prima giornata del forum è per tradizione inspiring, visionaria e…di pioggia!

Nel 2022 è il ritorno in presenza a fare notizia e, ahimè la grande assenza del professor Floridi.  

A sostituire il suo carisma però ci pensa Mya, la presentatrice avatar di quest’anno che, innamorata di Leonardo (il quarto supercomputer europeo che verrà inaugurato il 24 Novembre in Italia) guida sapientemente la giornata.

Il tema è forse quello che, da ex linguista,  ho amato di più: DECODIFICARE IL CAMBIAMENTO. Il focus è tutto sul linguaggio, su quella Babele delle parole digitali che meritano un approfondimento. Perché? Perché in 20 anni siamo passati da 800 milioni di utilizzatori internet a 5.5 miliardi. Perché in Italia la classifica DESI ci mostra un gap digitale enorme. Carlo Noseda ci ricorda che noi, come industry, “abbiamo il compito di contagiare con le parole per poter vedere il futuro e colmare quel digital divide che si fa sentire prepotentemente”.

Il palco della giornata è tutto italiano. Questi i miei takeaways:

·       Paolo Colombo racconta in maniera commovente e penetrante la  “nostalgia di un paese che non c’è mai stato” attraverso la storia di Olivetti. Esempio più alto di cosa significhi decodificare il cambiamento orientandosi all’eccellenza. È il racconto agrodolce di una Italia visionaria che plasma un futuro non ancora esistente, un futuro non ancora categorizzato da un lessico informatico, presentando nel 1964 il primo PC portatile. Una Italia dell’innovazione che si scontra con una politica che considera quella stessa innovazione una minaccia da estirpare, con una classe manageriale cieca e che non sa investire sul futuro quando ancora è futuro.

·       Ferruccio De Bortoli in dialogo con Giuseppe Remuzzi e Marco Simoni sottolinea proprio quello che nella storia di Olivetti è venuto a mancare: un ecosistema aperto e denso in cui la ricerca si possa muovere con curiosità compenetrando competenze diverse.

·       Cristina Calabrese aggiunge un tassello: la leadership che favorisce questo approccio è proprio quella che crea il tessuto in cui emergono nuove competenze, creando ecosistema aperti e osmotici. Un’osmosi che deve “contaminare tutti” per non lasciare indietro nessuno.  

·       Allora ecco che la formazione risulta strategica e Cristina Pozzi sottolinea come occorra capire ora “come usare la tecnologia per l’apprendimento, cioè quella capacità umana di trasportare apprendimento in un altro campo”.

·       La “crescita garbata” citata da Giuseppe Stigliano presenta la soluzione di business che siamo chiamati tutti a perseguire se vogliamo ottenere Innovazione come “creatività disciplinata al servizio delle persone”.

Se il cambiamento è situazionale, la trasformazione è culturale: significa andare a parlare alle persone. Parlare di trasformazione digitale quindi presuppone un business che crei valore e non solo profitto, un valore per molteplici stakeholder, un valore a 4 P: people, planet, profit, purpose.

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