C’è un limite alla crudeltà? Esiste un’etica di guerra?
Non so. Non so se sia un ossimoro anche solo pensarlo.
Ma vedendo le immagini dei bombardamenti all’ospedale pediatrico di Mariupol si è arrivati già a un punto estremo di inumanità: la sacralità potente della nascita ha lasciato il posto alla devastante impotenza umana di fronte alla morte.
Mentre la nostra quotidianità cerca faticosamente di attraversare questi shock emotivi, da un lato cerchiamo di sentirci vicini a queste persone mettendo in campo la nostra solidarietà, dall’altro ci sentiamo sempre più lontani e viviamo uno scollamento mentale: la realtà cruda della guerra osservata quasi scientificamente da dietro uno schermo. Quella cornice semiotica che all’università mi hanno insegnato dovrebbe restituire la chiave per leggere cioè che dentro vi accade, ora ci restituisce sempre maggiore confusione, ci lascia impotenti di fronte alla sofferenza estrema e alle dittature.
Mi “rimbomba” nella mente allora una lettura fatta alle scuole elementari: Il gran sole di Hiroshima, romanzo del 1961 di Karl Bruckner
Ognuno di noi bimbi si alzava e leggeva un capitolo a voce alta. A me era toccato il passaggio in cui la bomba era stata sganciata…e quelle parole sono rimaste impresse nel mio cuore per tutti questi anni:
“In questo secondo, l’uomo, che Dio aveva creato a propria immagine e somiglianza, aveva compiuto, con l’aiuto della scienza, il primo tentativo di annientare se stesso.
Il tentativo era riuscito”