Ikigai
“Wake up with a purpose”
Amo DARE UN NOME alle cose. È una cosa che mi affascina e mi accompagna da sempre. Amo le PAROLE.
La mia tesina delle scuole medie esplorava il concetto del “NOMINA CONSENQUENTIA RERUM SUNT”, ovvero la convinzione dei Latini per cui la parola indichi in sé il destino dell’oggetto o della persona, le sue caratteristiche specifiche. Insomma proprio il motivo per cui la nostra cara Juliet nella famosissima scena del balcone chiede al suo Romeo di rinnegare il suo essere Montegue domandandosi cosa ci sia in un nome:
'Tis but thy name that is my enemy; Thou art thyself, though not a Montague. What's Montague? It is nor hand, nor foot, Nor arm, nor face, nor any other part Belonging to a man. O, be some other name! What's in a name? That which we call a rose By any other name would smell as sweet; (Shakespeare, Romeo & Juliet, Atto II, Scena II)
Non contenta, mi sono laureata in Lingue con una tesi in neurolinguistica. IL LINGUAGGIO MI AFFASCINA IN TUTTE LE SUE SFUMATURE: la capacità delle lingue di categorizzare e differenziare la realtà del mondo che le circonda (il famoso aneddoto sul numero delle parole “neve” in eschimese per intenderci); la potenzialità della lingua di espandersi e evolversi come un essere vivente e di portare i segni del tempo; il profondo nesso tra la salute del nostro cervello e la nostra capacità di selezionare le singole parole (paradigma) e disporle (sintagma) per formare discorsi di senso compiuto.
Poi ho cominciato a studiare STORYTELLING e occuparmi di COMUNICAZIONE E MARKETING. Quel regno in cui ogni parola ha il potere di uno tsunami: può raccontare di autenticità o mascherare falsità, può scatenare emozioni intensamente positive o negative, può rendere un brand iconico o decretarne improvvisamente la morte, può portare un consumatore all’acquisto o allontanarlo definitivamente. La parola che informa, che fa agire, che risponde a un bisogno.
E poi ho scoperto il Coaching.. quel mondo in cui la parola si fa potente quando la si calibra bene col silenzio. Quando la si lascia ripetere, quando si sceglie con cura quella che ci fa risuonare.
Steve Jobs insomma aveva ragione:
"You can't connect the dots looking forward; you can only connect them looking backwards. So you have to trust that the dots will somehow connect in your future. You have to trust in something — your gut, destiny, life, karma, whatever"
È connettendo questi puntini che sono arrivata al mio PURPOSE, o meglio allo scopo di questo sito: l’esigenza di dare una forma a una visione, tradurre in parole i pensieri, dare un nome alle aree di interesse che si sono mescolate dentro di me nel corso del tempo.
A questo punto vi starete chiedendo? Sì ma allora cosa c’entra questo IKIGAI che dà il titolo a questa pagina? Diciamo che il purpose di questo progetto per me acquista un senso profondo solo alla luce del mio IKIGAI, della mia ragione di essere nella sua completezza.

Due anni fa su una spiaggia della Sardegna, sfogliavo un libro che mi cambiò la prospettiva sul mondo nella sua semplicità: “Ikigai: The Japanese Secret to a Long and Happy Life” di Hector Garcia e Francesc Miralles. Potrei definirlo un “manuale per capire la differenza tra vivere e sopravvivere, per restare giovani pur invecchiando”.

“According to the Japanese, everyone has an Ikigai – what a French philosopher might call a raison d’être. Some people have found their Ikigai, while others are still looking, though they carry it within them.
Our Ikigai is hidden deep inside each of us, and finding it requires a patient search.
According to those born on Okinawa, the island with the most centenarians in the world, our Ikigai is the reason we get up in the morning”
L’Ikigai quindi è come il pistillo di un FIORE i cui petali nascono da bisogni diversi nella loro singolarità, ma complementari:
- Cio che AMIAMO
- Ciò che può avere una UTILITA’ per il MONDO
- Ciò per cui possiamo ESSERE PAGATI
- Ciò che siamo BRAVI A FARE

Trovo che la bellezza di questo concetto stia nella sua natura ossimorica: è una completezza perennemente in progress. Non siamo mai “arrivati”.
UnaMartinaDaScrivere nasce quindi per dare una forma a i 4 petali del mio Ikigai.
Dato che amo le parole, i miei petali hanno forma di pagine…ecco il perché della sezione PAGINE DI IKIGAI in cui cercherò di scrivere cosa faccio, come penso, come racconto, come imparo, cosa mi ispira e per cosa combatto.
E cosi ecco svelato anche il perché del mio LOGO :

una Martina work in progress, da scrivere, con le parole (penna), ma anche con gli occhi (macchina fotografica)…cercando così di dare forma al mio Ikigai (fiore).
Photo Credit: thanks to Pexels (Enna Hamra, Karolina Grabowska).