Benvenuti all’appuntamento di UnaMartinaDaScrivere in cui sorseggiando una tazza di tè, assaporiamo una amicizia e raccontiamo come costruire o ricostruire sé stessi.
Diamo il via oggi a una serie di incontri in cui chiederò ad alcuni amici di raccontarci di quei momenti, istanti, scelte, o eventi che hanno determinato in qualche modo la scoperta del proprio ikigai, cioè del proprio purpose, della propria ragione di essere nella sua completezza.
L’Ikigai quindi come un FIORE i cui petali nascono da bisogni diversi nella loro singolarità, ma complementari:
Ne abbiamo parlato con Carmen Serlenga. Qui di seguito l’intervista…
MARTINA: Benvenuta Carmen! Grazie innanzitutto per essere qui.
CARMEN: Grazie a te per l’invito!
MARTINA: Ti ricordo le regole del nostro gioco:
Pronta?
CARMEN: Prontissima
MARTINA: Iniziamo ad assaporare la tua storia! Coach e counselor, arrivata a occuparsi di relazioni e persone in una maniera originale, partendo dai numeri, da un background professionale in Finance. Ci racconti un po’ il tuo percorso?
CARMEN:
Parto dall’inizio, dalla scelta dell’università: economia, perché da grande mi immaginavo in azienda, vestita elegante e con tante persone intorno… ho fatto il test alla Bocconi e, da inguaribile ottimista, o forse meglio da persona non troppo previdente, mi sono resa conto che non avevo un piano B. E se non mi avessero presa?
Psicologia, pensai. Un pensiero che sembrava saltato fuori dal nulla. Insomma, sliding doors: mi prendono alla Bocconi, inizio e concludo il mio percorso di studi, inizio subito a lavorare in azienda, come avevo sempre sognato. Il mio lavoro era divertente, facevo analisi, e mi confrontavo con le persone, aiutando l’azienda a prendere le “decisioni migliori”.
E mentre guardavo ai numeri mi appassionavo sempre più ai comportamenti umani, e mi facevo domande sulle persone: perché si comportavano in un determinato modo? Perché durante le riunioni, nonostante il lavoro e gli approfondimenti fatti, alcuni non riuscivano ad essere convincenti? Perché si discuteva così spesso per questioni che sembravano avere poco a che fare con le tematiche lavorative?
Insomma, ho cominciato così ad appassionarmi allo studio del comportamento umano e a chiedermi se divertirmi con i numeri mi bastasse per sentirmi appagata.
Così ho deciso di fare un corso di counseling in Analisi Transazionale e da lì mi si è aperto un mondo: ho iniziato a trovare risposte e chiavi di lettura per quello che vedevo ogni giorno a lavoro, ho aggiunto altre domande, soprattutto su di me.
Da lì è iniziato il mio percorso di cambiamento, che mi ha portata a riconoscere che accompagnare gli altri a evolvere e a realizzarsi era quello che davvero mi faceva battere il cuore. La mia missione è diventata aiutare le persone a stare meglio a lavoro, dove passiamo la maggior parte del nostro tempo “attivo”.
Ho continuato a formarmi, e ho fatto un master in Business coaching, che mi ha permesso di aggiungere strumenti pratici e tecniche per aiutare le persone ad agire comportamenti diversi e più funzionali al raggiungimento dei loro obiettivi. Così oggi sono Business coach e counselor, e così ho chiuso il cerchio e trovato la mia personale sintesi tra quella voglia di capire cosa muove le persone e la vita nelle organizzazioni.
MARTINA: Bellissima storia Carmen! E ancora più bello averti conosciuta proprio al Master in cui hai concluso un momento così importante di definizione del tuo ikigai! C’è un episodio che è stato per te un momento in qualche modo rivelatorio per la definizione del tuo progetto di vita?
CARMEN:
“Non so se c’è stato un vero e proprio episodio che mi abbia illuminata su quale fosse la mia direzione: ci sono stati tanti episodi che mi hanno fatto capire che nelle organizzazioni aziendali si guardasse troppo al business in sé, ai processi e ai numeri, perdendo di vista il fatto che il business, i numeri e i processi siano fatti da persone che stanno in relazione tra loro.
Un altro momento importante è stato proprio quello in cui ho pensato che la strada che avevo percorso fino a quel momento potesse avere dei bivi, dei cambi di direzione, e che potessi io stessa costruirmene di nuovi. Così adesso mi appassiona accompagnare gli altri a farlo, che sia cambiare la prospettiva con cui guardano a quello che già hanno, e trovare modi nuovi per starci dentro, o cambiare la strada, trovando energie e modalità per percorrerla o ricostruirla. Serve lavoro, tanto, servono competenze, che vanno allenate. Serve scoprire, senza pregiudizi, quali risorse abbiamo, e sperimentare. In questo un occhio esterno, che ti mette davanti uno specchio, è importante”
MARTINA : Carmen, alla luce di tutto questo, cosa sono i numeri per te oggi ?
CARMEN: Una delle tante chiavi per leggere la realtà, di un’azienda o del mio business. Ma non l’unica. L’altra è quella delle persone. Continuo a divertirmi con i business plan, ma senza dimenticare l’aspetto umano e relazionale.
MARTINA. Grazie Carmen per aver offerto la tua esperienza a questo spazio di condivisione di UnaMartinaDaScrivere. Bellissima storia che ci dimostra quello che diceva Steve Jobs: i puntini della nostra vita si possono connettere solo a posteriori. Quello che amo del concetto di IKIGAI è ci ricorda che noi siamo davvero un mix di diversi ingredienti, anche molto differenti, ma complementari e che possono creare un equilibrio unico.
Carmen, io ti ringrazio e ti chiedo di lasciarci con ancora due piccole domande lampo:
M:Il tuo tè preferito.
C: Beh…Tè verde (li provo e mi piacciono tutti) con zenzero e arancia
M: Una parola per te importante che vuoi lasciare a chi leggerà la tua storia
C: In realtà ci sono due parole che mi farebbe piacere lasciare: SCOPERTA E CORAGGIO, che per me vanno insieme.
Photo Credit: Cover e portrait di Martina Costa, foto té verde di Karolina Grabowska Pexel