Anche quest’anno il 25 Novembre si è svolta la Giornata contro la violenza sulla donne e di genere. Come ogni anno in questa occasione si aggiorna il drammatico conto delle vittime di una pandemia che non ha vaccino. Tante sono le scintille di un cambio culturale, ma senza una vera rivoluzione che scardini tutti i sintomi di una ideologia maschilista fossilizzata, non ci sarà purtroppo una vera inversione di tendenza.
Il 2020 però ha segnato un passo avanti. Per la prima volta si è posto l’accento sull’importanza dell’atteggiamento, del linguaggio, della cultura che accompagna le denunce da parte delle donne vittime. Si è parlato non solo di omicidi o ferimenti, ma di forme più sottili di violenza come revenge porn e victim blaming.
Tre sono stati i momenti che in questo senso mi hanno colpito:
L’episodio della maestra di Torino licenziata perché l’ex fidanzato ha diffuso delle sue foto intime. Per la prima volta si è portato l’accento sul revenge porn come reato. A dare visibilità alla necessità di un cambio culturale hanno contribuito due volti noti che hanno scelto Instagram per denunciare un mancato supporto alla vittima:
L’episodio dello stupro di una diciottenne alla festa di Genovese. Anche in questo caso si è assistito a una brutalità culturale da parte di media che hanno fomentato uno storytelling che vede la donna sempre in colpa. Come ricorda la scrittrice Francesca Cavallo, la narrazione attorno ai fenomeni di violenza vede le donne sempre come non protagoniste della propria violenza: c’è sempre la storia del violentatore da raccontare, giustificare, interpretare mentre ci si scorda di dare luca al reato che è stato commesso contro la volontà di una donna. In questo senso da ricordare come un presunto giornalista, Vittorio Feltri, abbia scritto un articolo aberrante pieno di un lessico sessista e volgare in cui la ragazza appare come una ingenua che se l’è andata a cercare. Condivido l’analisi DI Giornalettismo che invita a definire superato il limite e a non smettere di scandalizzarsi di fronte a articoli come quello di Feltri:
“Ma ormai il limite è superato. Assumiamoci le nostre responsabilità, anche come categoria, e non limitiamoci a fare le smorfie quando arriviamo ai passaggi più crudi dello scritto di Vittorio Feltri”.
Struggenti gli ultimi versi:
“Se fosse cosi semplice,
se solo potessimo
mettere fine agli stupri
cambiando i vestiti.
Ricordo anche
ciò che indossava lui
quella notte
anche se
a dire il vero
quello nessuno
me lo hai mai chiesto”
L’interpretazione commovente di Paola in italiano nel video qui sotto
Qui la poesia originaria: