“On ne naît pas femme: on le devient”

“Siamo donne, oltre le gambe c’è di più |
Donne, donne, un universo immenso e più” cantavano nel 1991 Sabrina Salerno e Jo Squillo.

Accade così.

A ritmo di musica, guardando un film o collezionando conversazioni quotidiane degli adulti. Impariamo fin da bambine con estrema semplicità che c’è qualcosa dell’essere donna che va spiegato agli uomini. Che va spiegato alla società. E che forse dobbiamo spiegare anche a noi stesse.

Lo scandalo del #metoo della pubblicità che sta scoppiando in queste settimane non è che la punta di un iceberg.

La pubblicità, Milano, tutto il mondo del lavoro, l’Italia, la società, il patriarcato. Un sistema che qualcuno sta analizzando nel particolare con la lente d’ingrandimento e qualcun altro con la visione aerea delle grandi riflessioni sociologiche.

Scrivere altro sarebbe superfluo.

A me restano solo le emozioni carnali che queste storie di donne smuovono dentro. Perché sono nomi, volti, corpi, vite, cicatrici, rinunce, lacrime, lotte.

E così quando ci sarebbe più da urlare a gran voce in realtà mi rasserena trovare nel silenzio della carta stampata le risposte alle nostre domande. Già scritte e pronte per essere solo ricordate ci sono le riflessioni di tanti scrittori e intellettuali del passato.

Se loro hanno già risposto forse a noi resta ora il compito di ricordare le domande giuste per metterci tutti in discussione e costruire una società migliore.

La mia domanda quindi in questa domenica di inizio estate, nel weekend del pride a Milano è: si nasce donne?

“On ne naît pas femme: on le devient”

È il 1949 quando Simone de Beauvoir pubblica il suo saggio Le Deuxième Sexe in cui sostiene che per pensare l’uguaglianza in un contesto di dominazione maschile, è necessario appellarsi all’universalità della ragione.

“Diventare” donne significa per Simone che “per natura” non lo siamo: quello che ci rende tali non è una presunta essenza innata con caratteristiche e “virtù” ben definite, ma la nostra storia, l’infanzia e le cicatrici che portiamo sul corpo.

E quindi quel che definiamo “natura femminile” con tutti i suoi “valori” cos’è? È una categoria che nasce in seno alla società, frutto di secoli di dominazione maschile e di una tradizione filosofica millenaria, che vede “uomo” e “donna” come due essenze radicalmente distinte. In tal senso la donna ha giocato il suo ruolo solo in relazione all’uomo, come “secondo” sesso.


Non esiste quindi alcun destino biologico o psicologico che possa definire una donna in quanto tale, essa costruisce sé stessa solo attraverso la sua vita e i suoi desideri. È innegabile che ci siano delle differenze biologiche tra uomo e donna, ma ciò che afferma la filosofa è diverso: l’insistenza con cui sono state affermate queste differenze nel corso della storia ha fatto sì che elementi sociali e culturali venissero letti come qualcosa di innato da accettare solo passivamente.

È su questo pretesto che si è costruita la condizione femminile nel corso dei secoli.

Abbiamo almeno una risposta.

Partiamo da qui…per credere che qualcosa cambierà. Per non essere più il secondo sesso.

Oltre le gambe c’è di più …

Lascia un commento